Le donne in webcam e le ragazze in webcam lavorano generalmente mediante specifici portali, che offrono anche consigli e guide su come diventare una camgirl professionista, “esibendosi” in favore delle persone che scelgono di guardarle attraverso webcam, direttamente dal proprio computer. Il lavoro è pagato di norma molto bene (per lo meno, rispetto ai “tradizionali” lavori che potrebbero fare le stesse protagoniste!), ragion per cui le ragazze in webcam e le donne in webcam che desiderano operare nel settore possono ricavare guadagni molto alti.
Al contempo, il lavoro si svolge nella sicurezza della propria abitazione e, pertanto, la professionista che esercita l’attività non corre rischi legati alla sicurezza.
Le donne in webcam e le ragazze in webcam lavorano con clienti solitamente abituali, ma molte sono le richieste che provengono da tuta Italia (o dall’estero) in modo sporadico. Queste richieste vengono generalmente effettuate da persone che desiderano un “assaggio” di sensualità mordi e fuggi o che, più semplicemente, vogliono avvicinarsi al sesso in maniera alternativa, più reale di un prodotto multimediale, ma priva di qualsiasi contatto fisico. La distanza che separa le donne in webcam e le ragazze in webcam dai loro clienti origina, infatti, un rapporto dalla natura alternativa, privo di presenza fisica e, in sintesi, molto più semplice da gestire da ambo le parti.
Sul perchè negli ultimi anni si sia riscontrato un vero e proprio boom di operatrici che lavorano in questo settore, piuttosto semplice sembra essere correlare l’esplosione di ragazze in webcam come la crisi economica che ha colpito il nostro Paese, e in seguito alla quale molte donne hanno perso il posto di lavoro e, quindi, si sono dedicate ad una professione alternativa. Non solo. Poichè trattandosi di un “mestiere” che favorisce guadagni elevati, molte ragazze, studentesse e donne di alta cultura, hanno scelto questo lavoro per pagare gli studi, mantenere i figli e anche per togliersi qualche sfizio personale. Condannabile?
Sicuramente no. In effetti, si tratta di un lavoro come un altro, onesto e basato sull’erogazione di un servizio, speciale nella sua natura, ma basato sul normale rapporto… tra domanda e offerta!