Brutte notizie per le sfere sessuali. O, almeno, pessime novità per tutti coloro i quali hanno fatto della ricerca del punto G la loro questione di “vita”. Un’esplorazione prevalentemente maschile che è definibile come vana: secondo i ricercatori dell’Università dell’Aquila e di Tor Vergata, infatti, il punto G – un punto del corpo femminile che sarebbe intenso proiettore di piacere sessuale – non esisterebbe affatto.
Tutto qui? Nemmeno per sogno. A rendere ancora più complessa la ricerca del massimo piacere nella donna, arriva la conferma dell’esistenza di un’area molto estesa e complessa che permetterebbe il verificarsi dell’orgasmo. Un’area ribattezzata CUV (complesso clitoro – uretro – vaginale) che include non solo i tessuti superficiali, ma anche i muscoli, le ghiandole e l’utero: una mappa del piacere che potrebbe essere studiata più approfonditamente per poter conferire alla donna un orgasmo più accentuato e prolungato.
Secondo gli studiosi, infatti, le aree intime femminili non sarebbero semplificabili con la semplice esistenza di punto G, attivabile a piacere, ma sarebbero strutture dinamiche e molto sensibili, tanto che gli autori dello studio non sembrano vedere di buon occhio le sintesi prodotte da ginecologi e chirurghi.
In particolare, afferma al TGCom 24 di Mediaset la ricercatrice Emmanuelle A. Jannini, professore di endocrinologia e sessuologia all’Università de L’Aquila, nonchè capo dello studio in questione, la vagina sarebbe un tessuto attivo e sessualmente importante, che va rispettato e “compreso”.
Insomma, per tutti gli uomini che hanno fatto della scoperta del punto G una sorta di missione alla Indiana Jones, una notizia che probabilmente non farà piacere. Di contro, può essere l’incipit di una nuova “avventura”: cercare di rispettare e comprendere in maniera ancora più specifica e profonda il corpo della donna. Quello sì che, in fin dei conti, è un mistero sul quale val la pena di indagare…